Qualcosa si sta muovendo nei corridoi dell’amministrazione fiscale. All’inizio solo voci, poi segnalazioni isolate, infine un intervento ufficiale. Il sospetto? Atti “fantasma”, errori inspiegabili, riferimenti normativi che non esistono.
Per giorni il tema è rimasto avvolto da un alone di mistero. Ma da metà storia in poi, il quadro diventa molto più chiaro — e riguarda da vicino l’Agenzia delle Entrate, l’intelligenza artificiale e i contribuenti italiani.

Alcuni professionisti del settore tributario se ne sono accorti prima di altri: avvisi di accertamento formalmente corretti, ma sorprendentemente fragili nei contenuti.
Un’anomalia che fa rumore (ma senza clamore)
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Citazioni di sentenze mai pronunciate
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Rinvii a circolari inesistenti
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Motivazioni giuridiche incoerenti
Un dettaglio? Tutt’altro.
Questi elementi hanno fatto scattare un campanello d’allarme sempre più insistente.
Il sospetto prende forma: chi ha scritto davvero quegli atti?
Da qui nasce la segnalazione ufficiale dell’UNCAT – Unione Nazionale Camere degli Avvocati Tributaristi, che ha parlato apertamente di atti “allucinati”.

Il termine non è casuale: richiama proprio uno dei problemi noti dei sistemi di intelligenza artificiale generativa, capaci di produrre testi credibili ma… inventati.
Ed è a questo punto che il mistero si scioglie.
La rivelazione: entra in scena l’Intelligenza Artificiale
Dal 17 dicembre 2025, l’Agenzia delle Entrate ha confermato ufficialmente l’avvio di accertamenti interni per verificare se alcuni funzionari abbiano utilizzato strumenti di IA senza il necessario controllo umano nella redazione degli atti.
Secondo quanto dichiarato:
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al momento risulterebbe coinvolto un solo atto di accertamento
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ma anche un singolo caso è sufficiente per far scattare verifiche e provvedimenti
👉 Punto fermo ribadito dall’Agenzia:
i sistemi di intelligenza artificiale generativa non devono mai essere utilizzati per la produzione diretta di atti amministrativi ufficiali, né in sede giudiziale né extragiudiziale.
Se le responsabilità venissero confermate, scatteranno sanzioni disciplinari.
UNCAT: “Tecnologia sì, ma senza sacrificare il giusto processo”
L’UNCAT, guidata dal presidente Gianni Di Matteo, ha sottolineato un principio chiave:
l’innovazione non può mai compromettere la tutela del contribuente.
Per ragioni di segreto professionale, l’associazione non ha potuto fornire tutti i dettagli, ma ha:
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chiesto l’intervento del MEF
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promosso mozioni specifiche al XXXVI Congresso Forense di Torino
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ribadito la necessità di limiti chiari all’uso dell’IA nell’accertamento fiscale
Il tema centrale resta uno solo: garantire un giusto processo tributario, anche nell’era dell’algoritmo.
Non solo funzionari: l’attenzione ora si sposta sui contribuenti
Mentre l’Agenzia guarda dentro se stessa, lo sguardo resta puntato anche all’esterno.
E qui entra in gioco un altro fronte caldo.
Dati sanitari sotto la lente: multe automatiche
È stata infatti adottata una linea durissima sulla trasmissione dei dati al Sistema Tessera Sanitaria:
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100 euro di sanzione per ogni documento errato o incompleto
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coinvolti medici, farmacie, strutture sanitarie e ambulatori
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obiettivo: garantire l’affidabilità della dichiarazione dei redditi precompilata
La tolleranza sugli errori, anche formali, è ormai ridotta al minimo.
Una doppia stretta che cambia le regole del gioco
Da un lato:
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controlli interni rigorosi
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stop all’uso improprio dell’IA
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responsabilità dirette per i funzionari
Dall’altro:
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massima precisione richiesta ai contribuenti
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sanzioni immediate per dati errati
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attenzione crescente sulla qualità delle informazioni fiscali
Il messaggio è chiaro:
la tecnologia può aiutare, ma non sostituire il controllo umano né la correttezza giuridica.
E quella “pioggia silenziosa” di cui si parlava all’inizio, ora ha un nome preciso.





