Una cifra così bassa è veramente possibile per avere una casa in affitto. Scopriamo che cosa devi sapere e dove accade.
C’è una cifra che sta circolando sottovoce, quasi come un indizio. Una cifra troppo bassa per essere vera, soprattutto se associata a una parola precisa: casa. Dieci euro. Al giorno. Possibile? Dove? E soprattutto: per chi?
Un progetto che nasce lontano dai riflettori. All’inizio sembra una di quelle voci che emergono nei momenti di crisi, quando l’emergenza abitativa si fa sentire più forte e le soluzioni sembrano sempre irraggiungibili. Eppure qualcosa si muove, tra banche, istituzioni e progettisti, con un obiettivo chiaro ma ancora poco raccontato.
È un’altra parola, spesso dimenticata: necessità. Lavorare sì, abitare no? Il paradosso delle città italiane. Sempre più città faticano a trattenere chi le manda avanti ogni giorno. Infermieri, insegnanti, operai specializzati, lavoratori essenziali: stipendi regolari, ma affitti fuori scala e distanze impossibili dal posto di lavoro.
Le imprese lo hanno capito prima di tutti: senza case accessibili non ci sono lavoratori. E senza lavoratori, la crescita si ferma. È qui che l’idea prende forma.
Il mistero dei 10 euro al giorno non è uno slogan. È il cuore di un progetto reale che sta prendendo corpo a Bologna.
A promuoverlo è Lombardini22, il più grande studio di architettura e ingegneria d’Italia, che ha scelto il capoluogo emiliano come laboratorio per un nuovo modello abitativo. Il piano si chiama Bologna Bloom e sorgerà nel quartiere Navile, attraverso il recupero di spazi oggi inutilizzati.
Come funziona davvero la casa a 10 euro al giorno. L’idea è semplice, ma rivoluzionaria:
Non edilizia popolare tradizionale, ma affitti calmierati, pensati per chi lavora e oggi resta escluso dal mercato. Un modello a metà strada tra pubblico e privato, basato su welfare abitativo e investimenti condivisi. Bologna non è sola: un segnale che arriva da più regioni
L’Emilia-Romagna non è un caso isolato. In Veneto, l’Ance ha già avanzato una proposta simile: mini alloggi da 20–28 mq a un costo compreso tra 8 e 10 euro al giorno, destinati alle fasce più fragili della popolazione.
Due approcci diversi, un unico problema: il diritto all’abitare che si scontra con i prezzi di mercato. Un’idea embrionale, ma con un potenziale nazionale. I progetti sono ancora nelle fasi iniziali.
Serviranno tempo, cantieri, riqualificazioni e accordi solidi. Ma il segnale è chiaro: le case ci sono, mancano modelli sostenibili per renderle accessibili. Se l’esperimento funzionerà, potrebbe essere replicato in molte altre città italiane dove il lavoro c’è, ma le case no.
Dieci euro al giorno non sono una promessa: sono una possibilità All’inizio sembra un numero irreale. Poi diventa un progetto. Infine, potrebbe trasformarsi in una nuova normalità.
Perché forse il vero mistero, oggi, non è quanto costi una casa. Ma perché fino ad ora nessuno aveva davvero provato a cambiarne le regole.
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