Quando compri la pasta dal noto discount potresti avere una bella sorpresa. Andiamo a vedere chi le produce realmente.
C’è qualcosa che milioni di consumatori comprano ogni settimana senza sapere davvero cosa stanno mettendo nel carrello. Un dettaglio minuscolo, scritto in piccolo sull’etichetta, che però cambia completamente la percezione di ciò che stiamo pagando.
Per mesi se n’è parlato sottovoce, poi la notizia è esplosa facendo parecchio rumore. E no, non si tratta di una truffa né di un prodotto illegale. È qualcosa di molto più sottile — e per certi versi affascinante.
Immagina due prodotti apparentemente diversi, con marchi differenti e prezzi che non hanno nulla in comune. Uno è famoso, pubblicizzato, riconoscibile. L’altro è anonimo, discreto, spesso relegato agli scaffali più bassi. Eppure, a ben guardare, condividono la stessa origine.
È da qui che nasce il mistero: com’è possibile che prodotti così simili costino così tanto diversamente? La risposta non è immediata e, per scoprirla, bisogna saper leggere tra le righe — letteralmente.
I consumatori più attenti lo sanno: l’etichetta è una miniera di informazioni. Incrociando indirizzi, stabilimenti di produzione e dati ufficiali, emerge un quadro sorprendente. Molti prodotti venduti a prezzo ridotto non nascono affatto in aziende sconosciute, ma negli stessi stabilimenti di marchi storici e blasonati.
La vicenda che ha fatto più discutere riguarda l’acqua minerale. Alcune bottiglie vendute con un marchio “low cost” provengono dalla stessa sorgente alpina di una delle acque più celebri d’Italia: la fonte Rebruant, a quasi 2.000 metri di quota sulle Alpi cuneesi. Entrambe vengono imbottigliate da Fonti Vinadio. Cambia il nome sull’etichetta, ma non l’origine.
Il risultato?
Stessa fonte. Prezzo quasi dimezzato. Non solo acqua: il caso della pasta. Il discorso si allarga rapidamente alla pasta, altro alimento simbolo della spesa quotidiana. Analizzando le etichette di alcuni marchi venduti nei discount, emerge che dietro ci sono colossi dell’industria pastaria italiana.
Qualche esempio emblematico:
Ancora una volta, lo scarto di prezzo è evidente, ma l’origine no. Stessa pasta? No. Qualità comparabile? Sì. È fondamentale chiarirlo: non si tratta della stessa identica pasta. Cambiano le ricette, le linee produttive, alcune lavorazioni specifiche. Ma — ed è qui il punto — gli standard qualitativi restano comparabili.
Secondo un’indagine di Altroconsumo, la qualità dei prodotti a marchio del distributore è spesso elevata e coerente con quella dei grandi brand. Allora perché costano meno? Il vero motivo del prezzo (non è la materia prima). A incidere sul costo finale sono soprattutto fattori extra-produttivi:
Valore del nome sul mercato. In altre parole, paghiamo il marchio, non solo il prodotto. Il fenomeno delle “private label”. Quello che emerge da questi casi è un esempio classico di private label: i rivenditori affidano la produzione a grandi aziende, ma vendono il prodotto con un proprio marchio, a un prezzo più accessibile.
Una pratica diffusa, legale e sempre più apprezzata dai consumatori informati. Il vero segreto sugli scaffali non è nascosto negli ingredienti, ma nella percezione del valore. Chi legge attentamente le etichette può scoprire alternative valide, sicure e molto più economiche, senza rinunciare alla qualità delle materie prime.
E dopo l’acqua e la pasta, viene da chiedersi: quanti altri prodotti nascondono la stessa storia?
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