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Certificazione, tra qualità e competizione

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La qualità in Italia ha ormai conseguito un traguardo importante: siamo il Paese europeo con il maggior numero di imprese certificate (oltre 100.000) ed il secondo a livello mondiale dopo la Cina.
Il significato di questo primato però va a scontrarsi con un altro meno brillante risultato: siamo uno dei Paesi che cresce di meno e che vede ridursi la competitività delle proprie aziende nel panorama internazionale.
L'osservatore poco attento potrebbe concludere che la certificazione delle imprese ne riduca la capacità di produrre ricchezza e sviluppo, quando invece la qualità, come ci ha insegnato la scuola americana, scandinava e tedesca, è sempre stata intesa come uno strumento fondamentale per vincere e progredire sui mercati, creando relazioni di lunga durata con clienti sempre più soddisfatti. Dove sta la verità?
Alcuni sostengono che tale volume di attestazioni sia dovuto agli enti di certificazione che approvano tutto quello che gli capita a tiro pur di fatturare.
Altri argomentano che sono i consulenti a supportare le aziende a produrre la "carta" necessaria a superare gli audit di certificazione, piuttosto che ad organizzare i propri processi. Tutto sempre pur di fatturare con il minimo sforzo. Complici di questo stato di cose sarebbero anche gli imprenditori perché interessati più al marchio di conformità, piuttosto che all'effettiva applicazione delle metodologie della qualità totale, solo per poter accedere a forniture di beni e servizi che lo richiedano (es. gare e appalti pubblici, forniture a grandi enti, etc...).
Dal mio punto di vista lo scenario è ben diverso e più serio. Ad oggi non si è ancora diffusa la cultura della qualità come strumento di lavoro. Il problema non è scrivere ed applicare delle procedure, ma rendere abituali strumenti di lavoro le metodologie della qualità che conducono le aziende sulla strada dell'eccellenza.
La responsabilità non risiede nell'avidità di alcuni, quanto nella mancanza di lungimiranza di molti che conduce a cercare sempre delle scorciatoie, a non introdurre metodologie che garantiscano l'affidabilità e il miglioramento dei processi, e non investire in ricerca e sviluppo, per poter sempre innovare i prodotti, le tecnologie e le organizzazioni.
Qualche tempo fa ho letto una frase che diceva "A forza di perseguire obiettivi abbiamo dimenticato quanto è bella ed importante la strada per raggiungerli". Tuttavia ritengo che non sia tardi per fare qualità sul serio. Noi di Usarci, coinvolti nel dare assistenza agli agenti di commercio, ci accorgiamo quanto siano ancora poche le aziende che investono sulle proprie reti vendita in termini di addestramento, formazione e servizi. Paradossalmente tante aziende temono addirittura un innalzamento della consapevolezza dei propri agenti di commercio.
È necessario viceversa che venga colta l'opportunità di investire nello sviluppo della conoscenza e della qualità, temi sui quali mi auguro che possiamo trovare uno spazio per ragionare, confrontarci e provare a risolvere i problemi e le sfide che abbiamo davanti con le più grandi associazioni di rappresentanza industriali.
La Filiera della Qualità sarà infatti l'argomento del prossimo seminario nazionale che si svolgerà a marzo in Veneto e che vedrà la nostra organizzazione sindacale confrontarsi con le organizzazioni delle parti datoriali.
Quattro anni fa la Corporate dell'USARCI lanciò la sfida del Marchio di Qualità delle agenzie attraverso la certificazione DT 58, progetto evidenziato susseguentemente dalla Università Bocconi ed oggi presente su Wikipedia alla voce "Agente di commercio". La Corporate Usarci formata dalle sedi di Pescara, Terni, Ancona, Venezia, Vicenza, Padova, Verona, Mantova, Milano e Genova organizzerà per il 2015 un nutrito palinsesto di corsi professionali preceduti da workshop informativi.
L'elemento nuovo sarà quello di invitare le imprese affinché comprendano il significato di dare "valore" alle loro reti vendite e, di converso, a loro stesse. E tutti per innalzare il proprio livello di qualità devono innalzare il livello di conoscenza.
D'altra parte, mens discendo alitur (La mente si nutre di apprendimento)!

Ottavio Baia