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Formazione

Man at work, quando la professione è identità

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Uomini e lavoro, un binomio indissolubile, un luogo, un tempo, uno "stato dell'essere" dove i maschi si riconoscono, l'attività professionale che fa parte integrante della propria identità.

Gli uomini si riconoscono per quello che fanno, più che per quello che sono, e ciò che fanno dice molto di loro, quindi più sono in grado di fare e di realizzare, più il loro lavoro è socialmente riconosciuto, più loro si sentono importanti, riconosciuti ed accettati. 

Se fai un lavoro importante sei in gamba, se guadagni molto sei davvero in gamba, se i tuoi dipendenti ti stimano, gli amici ti invidiano ed ammirano sei davvero ok. 

Facile capire come la perdita del lavoro o il fallimento dell'azienda diventa una "crisi" che per qualcuno è insuperabile.

Il 2016 è stato l'anno in cui si è verificato il maggior numero di suicidi, dove gli imprenditori superano i disoccupati ed il laborioso Nordest è al primo posto di questa triste classifica, probabilmente per il fatto che lì c'è una visione del lavoro "che riempie l'esistenza", in cui vita personale e professionale si fondono senza riuscire ad essere distinti...e distanti. 

Ci sono uomini che sono in grado di reagire alla perdita del lavoro, che hanno la forza psicologica e le competenze per rimettersi in gioco e trovare un'altra opportunità professionale, una nuova collocazione sociale, altri che non hanno strumenti né capacità per trovare un nuovo lavoro e quindi vivono una situazione di profondo disagio e dolore. 

Per quegli uomini che sono inseriti in una "rete sociale" che è in grado di offrire sostegno affettivo ed opportunità lavorative diventa relativamente semplice reinventare la propria esistenza professionale, ma se non si è inseriti in un contesto di sostegno affettivo (soprattutto) e di persone che sono in grado di aiutarci nel trovare un nuovo lavoro, le giornate diventano maledettamente in salita, il futuro incerto e pauroso. Ci sono momenti di profonda solitudine, che gli uomini sono chiamati ad affrontare.

Mauro Cason

www.maurocason.it