Attualità

La reputazione (virtuale) dell'agente nel tempo dei social

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La reputazione è la considerazione di cui un soggetto gode nella società. A differenza di "stima", il termine reputazione ha valenza neutra: si può cioè godere di una buona o di una cattiva reputazione. Ma come può un libero professionista - quale l'agente di commercio è - operare per garantirsi una buona reputazione (o almeno scongiurarne una cattiva) in un'epoca in cui i social e il web sono diventati parte integrante della nostra quotidianità?

La risposta non è facile e di certo non univoca considerato che i social di uso comune - noi prenderemo ad esempio Linkedin come social "professionale" ma le considerazioni varranno anche per gli altri - hanno il comune obiettivo della profilazione commerciale dell'utente: a fronte di un servizio gratuito cioè il gestore del social acquisisce informazioni rilevanti sulla vita privata e professionale dell'utente, sui suoi interessi ed orientamenti.

Un tale obiettivo può essere raggiunto solo dando piena libertà di movimento all'utente, formalizzata nei fatti sin dalla nascita di Linkedin con la possibilità per l'utente stesso di connettersi a persone sconosciute (con l'opzione "è mio amico"), di creare uno o più profili personali anonimi (con nomi e dati di fantasia, senza alcuna informazione che permetta di risalire al proprietario), di poter scrivere ciò che si vuole (anche cose non vere che rasentano la diffamazione) senza alcuna mediazione o vincolo da parte del gestore (provare per credere). In pratica, si può fare e dire ciò che si vuole su tutto e tutti senza alcuna censura!

In tale contesto ognuno di noi opera ogni giorno - con la stessa dedizione di una formica che si prepara all'inverno - per modificare le informazioni presenti sul profilo o inserirne di nuove, incrementare la rete di contatti (alcuni ne fanno addirittura una referenza, inserendo il numero dei contatti attivi di fianco al proprio nome), consigliare o condividere contenuti, partecipare alle discussioni dei gruppi (alcune volte con toni molto animati), confermare competenze di persone nella maggior parte di casi sconosciute. Il tutto senza alcun controllo sulla diffusione delle informazioni che forniamo alla rete e poca consapevolezza delle ricadute che queste potranno avere.

Il nostro profilo e la nostra attività social dirà quindi molto di noi (e molto più di quello che potremmo pensare) al visitatore e ancora di più ad un nostro contatto: è quindi ovvio che anche in base a questo i nostri contatti (e visitatori) sceglieranno e si orienteranno per quello che ci riguarda. Cosa penserà ad esempio una azienda che sul suo profilo di fianco al suo nome inserisca la dicitura "+ 10k" (che tradotto vuol dire che ha più di 10.000 collegamenti)?  E' un professionista che guarda più alla quantità o alla qualità? E cosa penserebbe di un agente che condividendo ad esempio un post di nuovo costume da bagno con materiali hi-tech faccia commenti sul modello /a anziché sul prodotto? E ancora, continuereste a far parte di un gruppo Linkedin il cui amministratore - anche lui agente - agevoli commenti e operato di un membro che nascondendosi dietro un profilo anonimo scredita sistematicamente (anche con insulti) chiunque la pensi diversamente? Di esempi se ne potrebbero fare tanti altri ( i post di buongiorno al mondo ad esempio) ma tutti porterebbero alla stessa considerazione: la reputazione personale passa  (e parte ) anche da qui!

Questa reputazione virtuale ha oggi (purtroppo o o meno male) anche per l'agente un peso paragonabile e forse superiore a quella reale (quella cioè basata sui rapporti lavorativi e personali) e non tenere conto, sottovalutare o non avere piena coscienza di questo sarebbe un grave errore.

Diventa quindi essenziale curare la propria presenza sui social e nello specifico: curare quanto scritto sul proprio profilo (curandone anche la correttezza grammaticale e quella di eventuali termini in altra lingua); selezionare attentamente le persone a cui richiedere o dare il collegamento (l'articolazione e la qualità della mia rete di contatti parlerà per me); valutare l'attività (e periodicamente anche il profilo personale) dei contatti della propria rete, senza timore di rimuoverli nel caso in cui questa sia di scarsa qualità o a noi non gradita; evitare di confermare competenze di persone sconosciute ed eliminare la conferma delle proprie nel caso in cui la rete di contatti sia costituita per lo più da sconosciuti (quanto valgono le conferme se date da persone che non ci conoscono?); prestare attenzione a ciò che si consiglia o condivide, chiedendosi sempre prima quale effetto potrà avere sulla nostra rete; commentare o rispondere ai commenti in modo attento.

E' necessario cioè riservare al mondo virtuale la stessa cura e attenzione che presteremmo a quella reale. 

Paolo Nasti

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