Enasarco, autonomia da salvare

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Uscita dalla gestione diretta del patrimonio immobiliare, investimenti nell'economia reale, salvaguardia della "cassa" della Fondazione dalle più o meno celate pretese dell'Inps, massimo utilizzo delle potenzialità operative di un Cda e di un vertice per la prima volta non "designati" da associazioni e ministero del Lavoro ma espressione del voto di agenti e case mandanti. Una "svolta" statutaria e di partecipazione democratica figlia di una precisa volontà delle associazioni di categoria, che ora si confronta sul futuro della Fondazione con una visione di lungo termine e parte da una base solida rappresentata da: revisione statutaria, maggiore trasparenza, bilancio in attivo, sistema pensionistico stabilizzato, dismissioni degli immobili.

Sono ambiziosi gli obiettivi di Gianroberto Costa, neo presidente di Fondazione Enasarco, che resterà alla guida dell'ente che raggruppa circa 250mila agenti in attività per quattro anni. Un ente che si trova in mano un tesoretto di 7,2 miliardi, frutto dei contributi versati, che rappresentano i fondi per pagare, tra l'altro, le pensioni integrative degli agenti di commercio. 

Enasarco assicura oltre 125mila pensioni (per 942 milioni nel 2015) e 70mila liquidazioni del Firr, nonché l'assistenza agli iscritti e ai pensionati. "Siamo un unicum in Europa - spiega il presidente di Fondazione Enasarco - da preservare contro ipotesi di accorpamento all'Inps, che alcuni hanno ventilato e non garantirebbero certo la stessa efficacia ed efficienza offerta fino ad oggi: e, anzi, una simile integrazione avrebbe probabilmente solo lo scopo di colmare parte del disavanzo dell' Inps grazie al patrimonio costruito negli anni dalla Fondazione":

E proprio sul fronte della gestione del patrimonio si completa il percorso evolutivo di Enasarco. Infatti, se l'ente è stato determinante in città come Roma e Milano nella fase della ricostruzione e del boom economico svolgendo un ruolo fondamentale per la crescita del patrimonio edilizio, ora quel periodo è chiuso e, entro il 2017, cesserà la gestione diretta del patrimonio edilizio (prima della cura dimagrante del progetto Mercurio, avviato nel 2011, le unità immobiliari in proprietà erano 17mila, per l'83% a Roma, e ad oggi ne sono state vendute oltre 12.500) che verrà integralmente conferito a fondi di gestione e, di fatto, trasformato in asset più facilmente negoziabili.

La dismissione immobiliare lascerà il passo a nuove forme di investimento mirate a far crescere e a rilanciare il Paese puntando sull'economia reale. "Non case, ma infrastrutture, equity e Pmi - spiega Costa - sempre che si abbattano gli ostacoli normativi che tutt'ora esistono". Si tratta, peraltro, di una sfida per la quale serve una visione totalmente nuova e che potrebbe interessare tutti i fondi pensione. Le risorse disponibili delle Casse, sommate a quelle degli altri fondi pensione, ammontano a circa 250 miliardi di euro che potrebbero dare un buon contributo alla crescita e rimediare alla sottocapitalizzazione cronica delle imprese italiane. "Basti pensare - aggiunge il presidente di Fondazione Enasarco - che gli enti previdenziali privati italiani investono solo il 4% delle loro risorse per lo sviluppo economico del Paese, mentre all'estero i modelli sono decisamente diversi. E se Enasarco arriva al 6% poco cambia. Al momento i vincoli per gli investimenti sono stringenti e non è concesso alle Casse investire direttamente nel mondo produttivo. Ma in futuro vorremmo concordare con governo e Parlamento proprio questo cambio di rotta".

Si tratta, quindi, di mettere in campo una nuova visione, che porti ritorni da un lato e nuovi capitali dall'altro: Enasarco può diventare un partner dello Stato per investire nelle grandi reti e nelle infrastrutture strategiche. E, per questa via, può svolgere una funzione-chiave per il Paese e, insieme, garantire al meglio le pensioni. Si tratta di proseguire sulla strada della messa in sicurezza dei conti ma, al tempo stesso, di puntare su innovazioni sostanziali, ponendo al centro l'accesso alla professione dei giovani e le potenzialità di investimento nell'economia reale garantite da un patrimonio di 7 miliardi di euro che servirà anche ad accompagnare il ricambio generazionale attraverso agevolazioni per i nuovi agenti e incentivi alle imprese per il conferimento dei mandati. Di fatto, un patto fra generazioni: più giovani al lavoro per assicurare la pensione a quanti già hanno maturato il diritto a goderla. 

Giorgio Costa

"Il Sole 24 ore"