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Economia

Dietro il petrolio rischi catastrofici

Petrolio 4

Il calo a picco del prezzo del petrolio, che influenza anche quello del gas, porterà benefici nel breve termine all' Eurozona ed all' Italia importatrici di energia, ma anche un rischio di rialzi catastrofici nel futuro nonché danni nel presente sugli investimenti del settore.

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Dentro la spirale depressiva

depressione economica

La crescita del Pil italiano nel 2014 sarà ancora negativa, tra meno 0,3% e 0,4% in relazione al 2013.
E' il terzo anno di recessione ininterrotta, pur in questo attutita. La maggioranza delle previsioni relative al triennio 2015-2017 mostrano una crescita positiva, ma talmente piccola da doverla definire stagnazione, cioè un incremento del Pil che nemmeno arriva allo 1%. Tale dato proiettivo è coerente con le attese di reflazione dell' Eurozona da parte della Bce : almeno 2 o 3 anni per arrivare ad un' inflazione vicina al 2% dallo 0,5% medio circa corrente. E' questa ripresa poca e lentissima, per altro a rischio di ricaduta in decrescita, accettabile? Non lo è. La crescita non solo non sarà sufficiente a riassorbile la disoccupazione ( vicina al 13% della forza lavoro ) creata dalla lunga recessione precedente, ma impedirà il risanamento di molte aziende che finora hanno "tenuto" con il rischio di ridurre ulteriormente gli occupati.
La crescita piatta renderà meno sostenibile il debito pubblico, ora arrivato attorno al 130% del Pil. In generale, la mancanza di notizie ed evidenze positive manterrà bassa la fiducia nel futuro di imprese e famiglie. Ciò farà restare minimi i consumi e gli investimenti. Se non torna l' ottimismo, cioè un motivo psicologico per spostare i risparmi ( cresciuti nel 2014 ) verso più consumi ed aumentare la domanda di credito per nuove espansioni aziendali, la stagnazione del mercato interno continuerà, ma con effetti sempre più erosivi.

Potrà il successo crescente dell' export italiano, anche favorito nelle aree non-euro dal riallineamento del cambio tra euro stesso e dollaro, bilanciare le tendenze negative nel mercato interno? Un po', ma non a sufficienza.

Potranno le misure stimolative vartare, o in procinto di esserlo dal governo, migliorare la situazione? Forse di qualche zerovirgola, ma non appaiono cosi forti da dare uno scossone euforizzante alla fiducia: le tasse restano troppo alte, la burocrazia troppo bloccante, i costi sistemici ancora troppo elevati.

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Eurozona in crisi

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Eurozona in crisi e mancanza di reattività

Per proiettare le tendenze economiche bisogna capire perché l'Eurozona sia l'unica regione del mondo che resta in crisi. Il motivo è che la sua governance non reagisce rapidamente alle situazioni reali, correggendole, né a livello di governi delle economie nazionali principali né a quello comunitario.

Infatti il sistema non ha fatto e tarda a fare quelle cose che hanno tirato fuori dai guai altre nazioni comparabili, quali il Regno Unito e l' America, ora quasi in boom, ed il Giappone.
La mancanza di reattività proseguirà oppure l'evidenza della crisi indurrà i governi nazionali e le istituzioni europee a reagire?
Servirebbero due azioni forti, come fatte in altre nazioni: (a) riforme fiscali, da intendersi come riduzione sostanziale delle tasse, per stimolare la domanda aggregata; (b) aumentare la liquidità a basso costo del sistema.
La Bce sta attuando la seconda azione, per altro con un ritardo di circa un anno calcolato in base ai segnali di deflazione che avrebbero consigliato di fare ieri quello che sta facendo oggi. Ma non appare probabile che possa dare il supporto necessario per la prima. Per abbassare le tasse, infatti, è necessario un periodo di deficit oltre il 3 per cento del Pil.

 Se non si vuole finanziare l'operazione in deficit, allora bisogna tagliare spesa pubblica equivalente per almeno 100 miliardi, mediamente per ciascuna nazione, in Francia, Germania ed Italia che insieme formano i due terzi del Pil dell' Eurozona. Ma tale opzione implica due problemi: un ulteriore impatto deflazionistico temporaneo e dissensi ingestibili. Quindi logica vorrebbe che si usasse la leva del deficit per trasferire più denari dal fisco nei portafogli di famiglie ed imprese, scontando che in 2-3 anni l' operazione darebbe impulso alla crescita ed aumenterebbe il gettito fiscale, riequilibrando i bilanci pur a tasse minori. Ma per una detassazione in deficit bisognerebbe aumentare i debiti, cosa possibile solo se la Bce potesse comprarne i titoli. Ma non può (direttamente) per statuto e, soprattutto, la Germania resta totalmente contraria ad una tale operazione.
Inoltre, Germania ed Italia hanno messo il vincolo al pareggio di bilancio in Costituzione. Ciò blocca una reattività rapida ed efficacie perché ai governi nazionali resta solo un opzione impraticabile. Per questo appaiono cosi inefficaci.
In conclusione: (a) l'insufficiente euro-reattività continuerà; (b) l'azione sul lato monetario riuscirà a far galleggiare il sistema, ma non a rimetterlo in vera crescita. Paradossalmente, il fatto che ora la Bce si muova fornisce una scusa ai governi per non muoversi loro. Pericoloso.

Carlo Pelanda

www.carlopelanda.com

 

E-Commerce, più tutele per i consumatori

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Novità per i consumatori che acquistano beni e servizi on line. Dal 13 giugno i loro diritti sono più tutelati: per cambiare idea e recedere dall'acquisto avranno quattro giorni in più, da 10 a 14, e soprattutto il termine scatterà dal ricevimento dei beni ordinati e non dalla firma del contratto. Questa è solo una delle difese aggiuntive che entrano in vigore anche in Italia con il Dlgs 21/2014 che attua la direttiva Ue 2011/83 e cambia 22 articoli del Codice del consumo: nella Guida+ "Come usare l'e-commerce – Più tutele per il consumatore" chi compra su internet e i professionisti del web possono trovare tutte le nuove previsioni e i nuovi obblighi. Spiegati con chiarezza dagli esperti coprono l'evoluzione dell'e-commerce e delle tutele, gli adempimenti cui sono tenuti i professionisti, il diritto dell'acquirente al ripensamento e le garanzie di legge, il rapporto tra cliente e venditore, una breve guida all'acquisto consapevole, i pagamenti, la tutela giudiziaria di cui ci si può avvalere e le procedure di conciliazione extra-giudiziale. Tra i focus l'acquisto di viaggi, vacanze e farmaci on line e i rimborsi delle carte di credito violate. Due video di spiegazione chiariscono le novità più importanti, come le risposte ai quesiti più frequenti. La pubblicazione integrale dei 22 articoli modificati del Codice e i link alle banche dati arricchiscono la Guida+.Giugno 2014

fonte: Il Sole 24 ore

 

Il Festival dell'economia di Trento

festival economia TNIl Festival di Trento: classi dirigenti,Icrescita e bene comune.
Economisti da tutto il mondo, politici, dirigenti pubblici e di grandi imprese private hanno dato vita, nei 4 giorni di incontri con il pubblico dal 30 maggio al 2 giugno, ad una ricca serie di dibattiti sul tema
“Classi dirigenti, crescita e bene comune”.
Più meritocrazia, liberiamo le liberiamo le forze economiche italiane. Saranno anni di “vacche sobrie” ancora per l’Italia, ma la crisi porta anche a nuove opportunità di crescita.
Quali? Marco Magnani, senior research fellow in Politica economica alla Kennedy School of Governament (Harvard University), risponde in un libro edito da Utet : “Sette anni di vacche sobrie, come sarà l’Italia del 2020? Sfide e opportunità di crescita per sopravvivere alla crisi”. E sotteso all’opera c’è un pensiero: liberiamo le forze economiche italiane e rafforziamo i settori tradizionali. “Questo libro è un po’ un sogno dell’Italia che vorrei – racconta Marco Magnani – e vuole essere costruttivo trovando elementi di crescita in un Paese che vanta diversi punti di forza”.
La valorizzazione dei buoni prodotti italiani, dunque, sembra essere una prima risposta che inevitabilmente porta a una fase di transizione verso il meglio: “Che vada al di là degli interessi di parte, e liberi tutto ciò che da anni è rimasto soffocato” ha concluso Giorgio Barba Navaretti.
“In Italia c’è poco merito – specifica Marco Magnani – e per questo i giovani vanno all’estero. Management e sperimentazione. Le trasformazioni tecnologiche e l’apertura culturale al cambiamento
hanno tenuto banco al Teatro sociale di Trento dove Vittorio Colao, Chief Executive Officer del Gruppo Vodafone, è stato chiamato a parlare della capacità delle organizzazioni private e pubbliche di adattarsi, reagire e provocare il cambiamento nell’era della globalizzazione. Sperimentazione e cambiamento di modelli possono contribuire al miglioramento della società? Con quali orizzonti temporali e garanzie
condivise?
Si è partiti parlando di politica europea. La burocrazia va ridotta e vanno salvate le specificità di eccellenza dei singoli stati. Sul tema della disoccupazione è emerso che in Europa si creeranno a breve un milione di posti di lavoro in campo ICT (Information and Communication Technology) che però non saranno coperti. Il punto, è emerso, è indirizzare la formazione specialistica nei settori che possono dare occupazione. In Italia c’è un sistema in cui l’investimento sui giovani e molto difficile, ha rilevato Colao. Alla domanda se la classe dirigente italiana è pronta all’innovazione, “In Italia si sperimenta poco – ha aggiunto – e c’è troppo dibattito ideologico attorno al cambiamento quando invece si potrebbe provare a sperimentare qualcosa di nuovo”.

Le ricette del ministro Padoan per la crescita. Cosa fare per la crescita: a rispondere a questa domanda è stato chiamato, a Trento, il ministro dell’Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan.
Introdotto da Tonia Mastrobuoni, e dialogando con Tito Boeri, responsabile scientifico del Festival, Padoan ha ribadito la necessità delle riforme strutturali, anche se esse producono i loro effetti sul medio-lungo periodo. Ciò vale anche con riferimento alle coperture di bilancio: le riforme producono effetti a cascata, tanto più ampi e più forti quando si accompagnano alla ripresa economica. In questa fase è importante ci siano misure che danno lo slancio all’economia sul breve termine ma anche misure che cambiano in profondità le regole del mercato del lavoro. In questo modo i benefici dovrebbero essere crescenti e visibili.

 

E-Commerce, più tutele per i consumatori (2)

e-commerce 2

Novità per i consumatori che acquistano beni e servizi on line. Dal 13 giugno i loro diritti sono più tutelati: per cambiare idea e recedere dall'acquisto avranno quattro giorni in più, da 10 a 14, e soprattutto il termine scatterà dal ricevimento dei beni ordinati e non dalla firma del contratto. Questa è solo una delle difese aggiuntive che entrano in vigore anche in Italia con il Dlgs 21/2014 che attua la direttiva Ue 2011/83 e cambia 22 articoli del Codice del consumo: nella Guida+ "Come usare l'e-commerce – Più tutele per il consumatore" chi compra su internet e i professionisti del web possono trovare tutte le nuove previsioni e i nuovi obblighi. Spiegati con chiarezza dagli esperti coprono l'evoluzione dell'e-commerce e delle tutele, gli adempimenti cui sono tenuti i professionisti, il diritto dell'acquirente al ripensamento e le garanzie di legge, il rapporto tra cliente e venditore, una breve guida all'acquisto consapevole, i pagamenti, la tutela giudiziaria di cui ci si può avvalere e le procedure di conciliazione extra-giudiziale. Tra i focus l'acquisto di viaggi, vacanze e farmaci on line e i rimborsi delle carte di credito violate. Due video di spiegazione chiariscono le novità più importanti, come le risposte ai quesiti più frequenti. La pubblicazione integrale dei 22 articoli modificati del Codice e i link alle banche dati arricchiscono la Guida+.Giugno 2014

fonte: Il Sole 24 ore

 

Le chiavi del nuovo lavoro

chiavi web 250 250Le chiavi per guardare al futuro al Convegno di Usarci Vicenza del 14 aprile

Il Convegno  ha posto all’attenzione dei relatori il tema del lavoro, che assilla ormai da molti anni il Paese, in tutte le sue articolazioni: dipendenti, imprese, autonomi, professionisti, artigiani, commercianti. In questa situazione forse l’agente è il vaso di coccio, perché non ha le tutele del lavoratore dipendente e ha difficoltà a sviluppare la sua iniziativa di imprenditore perché condizionato dal livello a monte dell’impresa mandante, quello dell’industria e del commercio.

Partendo dalla constatazione che, nel panorama delle attività economiche, il settore che più ha tenuto è quello delle aziende presenti nei mercati esteri, abbiamo posto al rappresentante di un’azienda fortemente orientata all’esportazione la domanda se, nel processo di internazionalizzazione del commercio sui mercati globali, la figura dell’agente può avere delle opportunità nel ritagliarsi un ruolo.

 Internazionalizzazione dell’impresa e del commercio: opportunità per gli agenti di commercio ?

Ha risposto il dottor Paolo Polese, amministratore delegato di Estel Group S.p.A., importante azienda fortemente orientata all’esportazione, settore del mobile – Associazione Industriali Vicenza

Il dottor Polese espone un’analisi anche cruda della difficoltà delle imprese italiane all’estero. Distingue fra le grandi imprese, in grado di organizzare in modo autonomo la loro presenza sui mercati globali – anche in virtù di referenze politiche che contano – e la piccola e media  industria che avrebbe bisogno di supporti pubblici (Ministero dello Sviluppo Economico, agenzia ICE) che i  governi non sono stati in grado di dare con efficacia. L’esperienza della sua azienda in tutti i continenti gli permette di disegnare un quadro molto variegato, con opportunità e difficoltà molto diverse a seconda che si operi in continenti sviluppati o in altri in via di sviluppo come l’Africa o alcune aree dell’Asia.

 Pensando a come si potrebbe delineare la figura dell’agente nei processi di internazionalizzazione del commercio, egli ritiene che la funzione tradizionale della comunicazione non sia più rilevante, in quanto con le tecnologie a disposizione l’azienda è in grado di comunicare direttamente con facilità  e tempestività. L’agente, non più individuale, ma l’agenzia società, dotata di molte nuove competenze, dovrebbe proporsi come partner dell’azienda, capace, oltre che promuovere i prodotti, anche di offrire una vasta gamma di servizi, quali - per esempio, restando nell’ambito del mobile: progettazione di prodotti per le particolari esigenze del mercato locale, supporto nella legislazione distributiva, nelle pratiche doganali, messa a disposizione di squadre di montaggio, ecc. Sono funzioni che, escluse quella delle pratiche doganali, potrebbero essere espletate anche sul mercato italiano. Esperienze di questo tipo la Estel ha già avviato all’estero con risultati interessanti, con società agenti anche di italiani che si sono trasferiti in paesi esteri. Le agenzie non hanno rapporti di esclusiva con un’azienda, ma offrono i propri servizi a più aziende operanti con prodotti tendenzialmente complementari e quindi possono sviluppare un’attività di un certo rilievo.E’ chiaro che qui si immagina una figura totalmente nuova dell’agente, costituita in società con professionisti qualificati in molteplici competenze e dotati di cultura d’impresa, con il corollario obbligatorio della buona conoscenza almeno della lingua inglese.

E’ evidente che, se quello delineato è un percorso di possibile sviluppo per la categoria, oltre  a pensare alla costituzione di società agenti che dovrebbero soppiantare in buona parte l’agente individuale, in ogni caso la figura l’agente abbisogna di una profonda riqualificazione e, a maggior ragione, la generazione dei nuovi agenti deve affrontare la professione con un bagaglio di competenze all’altezza delle nuove opportunità offerte.    

 

Vendere all’estero. Si candidano gli agenti

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"Made in Italy" è il brand nazionale che dà valore aggiunto ai prodotti italiani sui mercati mondiali. Rappresenta il mix di stile, gusto, fantasia e ingegno che caratterizza tutto quello che artigiani ed industrie inventano ed esportano. Per questo valore inestimabile siamo sicuramente debitori verso gli artisti e gli artigiani che nella storia, dall'antichità al rinascimento, hanno dato lustro all'italia, facendola oggetto di riconoscimento e ammirazione, al di là di  vicende politiche non sempre edificanti, allora come adesso.

Ma siamo in grado di sfruttare questo valore aggiunto sui mercati, le imprese italiane esportatrici sono capaci di monetizzare con adeguati piani e strutture commerciali il vantaggio competitivo offerto dal "Made in Italy" ?

L'export italiano ha superato nel 2013 i livelli pre-crisi; infatti rispetto al 2008 l'incremento medio nazionale è stato del 2,6% (fonte CGIA di Mestre). Questo risultato è stato ottenuto da quasi 191.000 imprese italiane che operano direttamente nei mercati esteri, che corrispondono solo al 4,3% del totale delle aziende presenti nel nostro paese. Gli addetti che operano all'interno di queste realtà produttive sono quasi 4.615.000 pari al 27,5% del totale.
C'è da chiedersi allora perché un Paese ad elevata tecnologia e professionalità, ma soprattutto con marchio di riconosciuto valore aggiunto come l'Italia, privo di materie prime, non si rivolge massicciamente verso i mercati esteri?

È ormai più che noto che la domanda interna sarà a languire per il medio lungo periodo e pertanto solo un made in Italy orientato ad un mercato mondiale può salvare anche il mercato nazionale.
La risposta a questa domanda è da ricercare nell'approccio imprenditoriale italiano storico-culturale, che ha visto prevalere la mentalità produttiva a scapito di quella commerciale.
Anche a causa della ricostruzione post bellica, l'imprenditoria italiana ha puntato sul prodotto e molto meno al mercato, del resto i nuovi imprenditori nel tempo erano ex operai o comunque responsabile di produzione, quasi mai ex-direttori commerciali.
Gli investimenti sono sempre stati orientati verso i beni strumentali, sia mobili che immobili, ben poco nei confronti delle risorse umane.
La formazione è sempre stata insufficiente ed oggi ne paghiamo le conseguenze.
Vendere all'estero però oggi è complesso, necessita capacità di adattamento, flessibilità, conoscenza dei mercati.
Una grande possibilità, tante volte non sfruttata da parte dei nostri imprenditori, è quella di utilizzare una forza vendita costituita da agenti italiani che operino sul territorio internazionale, con un investimento mirato su risorse commerciali al fine di poter meglio gestire la clientela, evitando la mera delega a distributori o agenti locali che non permette il controllo diretto del mercato.
Indubbiamente i mercati esteri sono complessi anche per altre ragioni legate alle dimensioni delle nostre aziende, storicamente medio-piccole.
Incide poi l'enorme burocrazia che grava sulle aziende italiane, come pure il fatto che buoni prodotti sono offerti anche da altri mercati.
Rimane il fatto che il vero ed originale "Made in Italy" è solo italiano e che oltre la metà di quelle 191.000 imprese sono di medio piccole dimensioni. Il fatto che quelle siano riuscite a coprire buona parte del loro fatturato sui mercati esteri non può che essere di stimolo anche per le tante altre aziende italiane che ne avrebbero la possibilità e potenzialità ma che non hanno ancora predisposto un concreto progetto al riguardo.
L'indotto creato da aziende fortemente orientate all'export è di straordinaria rilevanza e sviluppo per il mercato domestico. E il settore di riferimento non può che essere quello di medio alto livello, in grado di farsi apprezzare per la specificità e qualità dei nostri prodotti, che non punta quindi al contenimento del prezzo ma al valore aggiunto offerto dal marchio rappresentato.
Anche la nostra categoria può fare la sua parte, con azioni di stimolo, di proposta, di progettualità, autoproponendosi se ci sono le competenze e conoscenze. Gli imprenditori a volte hanno bisogno di essere stimolati, non diamo per scontato che abbiano già pensato quello che invece noi agenti potremmo proporre.

Massimo Azzolini

 

IUCAB, parliamo il linguaggio internazionale delle vendite

IUCAB

Dal 1953, IUCAB, Internationally United Commercial Agents and Brokers, è la Confederazione che, su scala mondiale, riunisce le Organizzazioni Nazionali che rappresentano gli Agenti e Rappresentanti di Commercio. Con più di 60 anni di esperienza e una profonda conoscenza del mondo commerciale, rappresenta con successo sullo scenario internazionale gli interessi delle organizzazioni stesse e dei loro iscritti.

La Confederazione è composta dalle Organizzazioni Nazionali dei principali paesi europei, oltre che da quelle di Stati Uniti, Canada e Russia. Rappresenta gli interessi di più di 750.000 Agenti e Rappresentanti di Commercio in tutta Europa, Nord America, Russia e Africa.

La stessa Commissione Europea UE ha confermato nel 2015 la direttiva secondo cui l'attività di intermediazione B2B degli agenti di commercio è rilevante per oltre 1.700.000 aziende europee e fondamentale per il processo di crescita del mercato unico in Europa.

La nostra Federazione Nazionale è da diversi decenni uno dei membri di spicco di IUCAB. La presenza all'interno dell'organizzazione internazionale ci ha permesso di contribuire fattivamente al processo di sviluppo di una figura di agente di commercio sempre più europea e di perseguire quell'uniformità di regole che porterebbe grandi vantaggi a tutta la categoria. Passo dopo passo abbiamo costruito un ruolo di primo piano che oggi ci permette di cogliere una grande occasione.

Negli ultimi anni IUCAB si è dotata di strumenti e tecnologie utili alla professione di agente nella sua quotidianità. Molta attenzione è stata dedicata al contatto internazionale tra agenti e mandanti. A questo proposito è attivo dal 2010 un gruppo di portali che permettono agli agenti di essere ricercati da mandanti di tutto il mondo. Si tratta di una tecnologia efficace, anche se come diverse volte ha evidenziato Usarci, ampiamente migliorabile.

Nell'ultimo comitato esecutivo di IUCAB, su richiesta dell'Usarci, si è deciso di dare corso ad un rinnovamento dei portali. Il recruiting internazionale rappresenta infatti un'attività importante e con grandi possibilità di crescita. Il Know how acquisito con questo progetto potrà essere utilizzato come modello per dare nuovi servizi, presso le sedi USARCI, agli associati che vorranno cogliere l'occasione. E, nel frattempo, volgere lo sguardo ad un futuro di integrazione del commercio internazionale creando nuove opportunità per i giovani agenti. In questo contesto è da ritenersi di assoluto interesse l'adesione degli agenti stessi alla piattaforma per alcune ragioni fondamentali: potremo far lavorare i nostri associati mettendoli in contatto con aziende internazionali; avere positive ricadute d'immagine confermando l'impegno nei confronti dell'attività quotidiana della categoria; confermare una posizione di leadership all'interno di IUCAB.


Marco Righetti

Vicepresidente IUCAB

 

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